#schoolblog adolescenza pensieri

VALIGIA, VAGONI E SILENZIO DI MORTE

VALIGIA

VAGONI

SILENZIO DI MORTE

Tre parole che hanno sconvolto la vita della tredicenne Liliana Segre che il 6 febbraio del 1944 venne bruscamente allontanata da quel quotidiano sereno e spensierato che stava vivendo con i suoi familiari e amici.
Tre parole che sono riecheggiate nella testimonianza che la Senatrice a vita ha offerto davanti a più di duemila studenti seduti sulle poltrone del Teatro degli Arcimboldi di Milano lo scorso lunedì.

Molti di più sono stati i giovani che, grazie alla diretta dell’evento promossa dal MIUR e trasmessa dal Corriere della Sera, hanno potuto ascoltare la voce di una donna di forza morale e intellettuale straordinarie. Tra di essi anche gli studenti della nostra Scuola Secondaria, che oggi sono meno indifferenti come raccontano alcuni stralci delle loro voci.

Buongiorno Signora Liliana Segre,
ho deciso di scriverLe questa lettera perché questa notte ho pensato ininterrottamente alle sue parole dette ieri. La riflessione che più mi sta tormentando è il fatto che lei abbia affrontato i Lager con la voglia di vivere, con la voglia di aprire gli occhi ancora, il giorno dopo, come quello dopo e quello seguente ancora. La vita è bella, e se lo dice lei che ha trovato motivazioni anche nella tragedia più grossa di sempre, allora tutti noi dobbiamo stare in silenzio e farci un esame di coscienza. Dobbiamo vergognarci per tutto quello che pretendiamo, vogliamo, e se anche ci manca qualcosa abbiamo pure il coraggio di arrabbiarci. SAMUELE S.

Noi ragazzi del mondo moderno neanche stiamo a pensarci a queste cose, dato che siamo cresciuti in un contesto diverso, dove le persone vivono per degli ideali diversi da quelli che c’erano durante la sua gioventù, ma l’olocausto è rimasto impresso in tutti noi pur non avendolo vissuto.
La diaspora degli ebrei è uno squarcio che l’uomo ha cercato di ricucire quando ormai era troppo tardi, da qualsiasi punto di vista. Tutti gli ebrei deportati, quando sono venuti a mancare, hanno lasciato un buco da qualche parte. Allora mi sono fatto una domanda.” Che senso ha la giornata della memoria?” LEONARDO G.

Innanzitutto volevo ringraziarLa e complimentarmi per la testimonianza di ieri. Sono davvero molto contenta di essere qui a scriverLe anche perché a me piace molto ricordare le persone che, come lei, hanno avuto un passato molto difficile e drammatico, ma che, nonostante tutto, hanno avuto anche il coraggio di andare avanti parlandone con qualcuno o addirittura con il mondo intero. Lei dice che l’adolescenza va vissuta fino in fondo, perché è l’unico periodo della vita in cui noi ragazzi siamo in grado di cambiare parere sulle persone, sulle cose, sul mondo che ci circonda e siamo in grado soprattutto di capire certe cose che negli anni precedenti erano dei punti interrogativi per noi. “Ferite nell’anima e nel corpo”. È davvero ingiusto; io mi chiedo: “Perché esiste il razzismo? Perché esistono delle persone che non sono abbastanza mature per capire che siamo tutti uguali e che non esistono altre razze al di fuori di quella umana?” ALICE G.

Seguendo la sua testimonianza e leggendo il suo libro mi ha fatto pensare al mio paese, l’Albania, quando erano venuti molti ebrei nelle nostre case e noi avevamo aiutato le donne e i bambini spaventati. Mi ha fatto riflettere sulla vita che faccio io e quella che facevano loro: la mia con tanta pace e la loro così tragica, vissuta nei campi di sterminio, in mezzo alla paura, affamati e stanchi. ARLINDA B.

Lei è una donna forte perché non credo che sia facile lasciare la casa, la famiglia e gli amici. È anche in queste cose che si capiscono chi sono gli amici veri. Nel suo caso quando si è saputo che Lei era ebrea tutti i suoi amici, compagni di scuola, non ebrei, l’hanno lasciata da sola proprio perché considerata una razza “inferiore”. Le razze non esistono, siamo tutti uguali, tutti esseri umani uguali! ALICE R.

Guardando la sua diretta, mi ha reso un ragazzo più maturo ed è riuscita a sensibilizzare il lato più cupo e robusto che mi appartiene. La sua storia mi ha attratto ed emozionato particolarmente nel momento in cui la vita l’ha privata di suo padre, Le è stato tolto un punto di riferimento con cui aveva ancora tanto da vivere e sorridere e Le sono stati tolti dei momenti teneri. JOSUÈ B.

Mi è piaciuto molto il messaggio che ha voluto trasmettere attraverso le parole dette con dolore e sofferenza. Due frasi, in particolare, mi hanno colpito: “Dobbiamo rinnovare il patto tra le generazioni di ciò che è stato” e “Il pericolo dell’odio si annida ovunque”. Le trovo estremamente vere e giuste e penso che ricordare sia indispensabile per evitare che tragedie come quella che è stata non si ripetano mai più. […]
Non posso immaginare neanche il senso di colpa che suo padre si portava dietro e il legame che si era creato fra voi due. Il senso di protezione e di maternità che aveva provato nei confronti di suo papà mentre eravate prigionieri a San Vittore. […]
Le stazioni fantasma verso cui ogni giorno partivano milioni di persone, ma da cui nessuno tornava indietro. Una delle cose più brutte è stata l’indifferenza delle persone, esse avevano chiuso i loro occhi e il loro cuore. CATERINA S.

Non è possibile che una bambina, come tutte le altre, che vorrebbe vivere la sua vita tranquilla con mamma e papà nella propria casa e soprattutto andando a scuola, sia ostacolata solo perché nata ebrea. Perché ammazzare o sottoporre a torture degli ebrei? Cosa hanno fatto per meritarsi questo? Ma stiamo scherzando? Siamo tutti uguali! Nessuno deve subire questo! Più penso alla vita di Liliana, più penso a quanto io sia fortunata ad essere nata in un periodo dove ormai era tutto terminato. Avevo un bisnonno, ora purtroppo morto, che aveva subito parte di questa vita orrenda; si salvò, ma morì dopo qualche anno perché, ormai impaurito dalla vita che passò, prese una malattia che gli colpì il cervello portandolo alla morte. ELISA C.

Ma allora chi sono stati i nazisti? Dei cagnolini impauriti che scodinzolavano dietro a Hitler, il “loro” padrone. Allora la guerra non è mai stata “loro”, la vostra anima non è mai stata “loro”, allora cos’era veramente “loro”, a parte l’odio e dei corpi senza vita?
[…] Oggi ho sentito il parere del mio prof. di tedesco: in Germania c’era voglia di Repubblica, non di dittatura, perciò la cosa più intelligente che Hitler avrebbe potuto fare fu proprio quella di dare tutte le colpe della crisi ad una razza considerata da lui inferiore, dato che il razzismo era già vivo dai tempi di Bismarck. A me sembra una spiegazione più che valida, ma poi, proprio come me, neanche lui è riuscito a trovare le parole per descrivere l’olocausto. SAMUELE S.

quando hanno visto i loro cari trascinati via dalle loro braccia, con quello sguardo che diceva tutto, occhi pieni di dispiacere di non essere riuscito a fare abbastanza per salvarlo, proprio come Alberto, Suo padre, che addirittura è arrivato a pensare di essere lui la causa di tutto ciò. “Se non ci fossi tu io mi sarei già rassegnato”, sono delle parole bellissime che mi hanno fatto capire l’amore vero e sincero del padre nei suoi confronti; in quella frase ho visto tutta la complicità del vostro rapporto, la determinatezza nel voler salvare la persona più cara al mondo, a costo di essere arrestato e ucciso. Non sarò sicuramente la prima persona a dirglielo, ma anche se Alberto non ho potuto conoscerlo, ho capito davvero che siete uguali, che avete lo stesso modo di fare, la stessa grinta, quello spirito di non arrendersi mai, fondamentale nella vita per superare tutti gli ostacoli che ci vengono imposti dalla gente che vive di odio e disprezzo verso il prossimo. È ridicolo che un padre arrivi a sentirsi in colpa di aver messo al mondo sua figlia, chissà come si è sentito quando la situazione si stava aggravando, quando sapeva per certo che la tranquillità della vita quotidiana, ben presto, sarebbe svanita. SARA C.

Una frase che davvero mi è rimasta impressa è: “La pietà è meravigliosa, ma lì nessuno ebbe pietà di noi”; che cos’è la pietà? Penso che lì nessuno sapesse veramente che cosa fosse la pietà, altrimenti forse Lei, suo padre e gli altri ebrei che stavano con voi non sareste finiti in un campo di concentramento. GRETA V.

Quello che ha preso in considerazione è un ricordo scomodo, una tematica non molto semplice da raccontare a ragazzi che non si possono neanche immaginare cosa significhi vedersi scorrere davanti agli occhi le immagini della propria vita. In particolare mi è piaciuto quando ha fatto riferimento alla razza dicendo che il DNA indica le caratteristiche, come il colore degli occhi, che ci rendono unici, ma uguali davanti alla legge, come dice la nostra Costituzione Italiana. MARTINA M.

Raccolta a cura della prof.ssa Mariangela Magni

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.