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#sullascrivania: storie e Storia

Le due Guerre mondiali restano eventi che hanno segnato in maniera profonda e indelebile la storia recente dell’Europa e ne hanno condizionato le sorti future, nel bene e nel male. Sono eventi che i ragazzi conoscono attraverso le pagine dei libri di storia, perché lentamente stanno scomparendo le voci degli ultimi testimoni diretti: quei genitori e nonni che gli adulti di oggi hanno potuto conoscere. I libri di storia non hanno la stessa forza di coinvolgere ed emozionare che avevano queste voci; ci sono, invece, dei libri di storie che conservano il potere di arrivare al cuore e il calore delle voci dei nonni.

Le storie di Clarry e di Michał si snodano negli anni delle due Guerre Mondiali e, pur nella loro diversità, hanno il potere di trasportare il lettore nello sguardo che questi due bambini posano su quegli eventi.

Hilary McKay fa nascere Clarissa, detta Clarry, Penrose, la protagonista del suo romanzo “La guerra delle farfalle“, nel 1902 e la rende indimenticabile.
Clarry nasce e sua madre muore, una colpa che la bambina porterà addosso per tutta l’infanzia.
Clarry ha un padre che non ama i bambini, figuriamoci le bambine: basta che si comportino bene e questo è tutto.
Ma Clarry vuole di più: più amore, più indipendenza, più uguaglianza per le ragazze, più istruzione. Vuole di più perché offre di più: più entusiasmo, più amore, più caparbietà, più coraggio, più gioia, più sogni, più fantasia.
E suo fratello Peter, di poco più grande e maschio, la coinvolge e la appoggia. Ancora di più crede in lei il cugino Rupert, un leader nato.

Rupe aveva quasi sette anni più di Clarry e tre e mezzo più di Peter. I loro padri erano fratelli. […] Dopo essere sopravvissuto all’abbandono da parte dei genitori, a un inverno con raffiche di vento così forti che lo avevano fatto volare giù da una scarpata, a un Natale con la scarlattina e a chissà quanti anni di collegio, tutti lo ritenevano indistruttibile e gli permettevano di fare quello che voleva.

(HILARY MCKAY, La guerra delle farfalle, Giunti, Firenze, 2021, pp. 28-29)

Clarry è il catalizzatore delle vite di chi la circonda: i nonni, i nuovi amici Simon e Vanessa con i loro genitori, la governante signora Morgan, la vicina di casa signorina Vane, il robivecchi del paese signor King. Un caleidoscopio di personaggi la cui storie, a un certo punto, si intrecciano inevitabilmente con la Storia: nessuno si abbatte allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, tutti cercano di vivere le proprie vite senza subirle ma scegliendole. E la forza di questo romanzo sta in queste esistenze spese a pieno oltre che in una prosa che avviluppa il lettore dentro la speranza dell’estate anche quando gli anni della guerra rendono tutto un lungo inverno.

Nel mondo di Clarry c’erano altri motivi per essere allegri. L’inverno, lungo e freddo, era quasi finito. La luce del giorno era più brillante, perfino nelle fumose aule delle signorine Pinks. L’aria era umida e venata di salmastro per la vicinanza del mare. E quando durante le gelide passeggiate con la signorina Vane iniziava a scorgere i primi narcisi e gli uccelli sui comignoli sapeva che la primavera era alle porte e l’estate all’orizzonte.
L’estate era un’unica, splendida beatitudine. L’estate era una pioggia di opali, topazi, lapislazzuli e diamanti. L’estate era la Cornovaglia.

(HILARY MCKAY, La guerra delle farfalle, Giunti, Firenze, 2021, p. 20)

Michał Skibiński racconta in prima persona la sua storia e la correda con le illustrazioni di Ala Bankroft in “Ho visto un bellissimo picchio“. Quando Michał racconta la sua storia ha otto anni e vive a Varsavia, in Polonia. Nell’estate del 1939 ha il compito di migliorare la propria ortografia e la maestra gli assegna di annotare su un quaderno ogni giorno una frase.

Riproduzione delle pagine del quaderno di Michał

Quelle frasi giornaliere diventano un diario della vacanza in campagna col fratello e la governante in una pensione ad Anin, ma col passare dei giorni negli appunti di Michał compaiono aerei, blackout elettrici, il rientro a Varsavia e la nuova fuga dalla capitale insieme ai nonni, le schegge, i colori mutati del cielo, i Tedeschi, i colpi di cannone.

La famiglia di Michał conserva il suo quaderno fino al 2019, quando lo affida a una casa editrice polacca che ne fa l’albo illustrato che oggi possiamo sfogliare: le illustrazioni dense e sature di Bankroft riescono ad amplificare la poeticità degli occhi di Michał e il passaggio dall’innocenza a una forzata consapevolezza che investe un bambino di otto anni con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Il piccolo Michał spera anche quando non dovrebbe:

“Varsavia si difende con coraggio”

MICHAŁ SKIBIŃSKI e ALA BANKROFT, Ho visto un bellissimo picchio, Einaudi Ragazzi, Torino 2021

Scrive nel suo quaderno eventi che non sempre coincidono con la realtà storica e la preziosità di questo albo è anche farci comprendere come la Storia con la S maiuscola nella memoria e nelle testimonianze passi sempre attraverso il filtro della parzialità della visione personale.

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