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Il dolore massiccio dell’indifferenza

Barzanò, 20/01/2020

Gentile Sig.ra Liliana Segre,

mi chiamo Matteo e in questa lettera vorrei condividere alcuni pensieri che mi sono sorti leggendo la sua storia.

Mi è piaciuta molto la Sua autobiografia nei passi iniziali, mi rivedo molto nelle scene scolastiche e nella vita quotidiana a casa. In questo libro viene descritta la Sua vita, di lei bambina, nella normalità a scuola, nei giochi e in famiglia, simile alla mia. Sicuramente mi sento privilegiato rispetto a Lei, perché mia mamma è ancora viva e penso che rimanere orfani di madre quando si è piccoli deve portare un dolore e un vuoto infiniti. Mi ha fatto riflettere molto la scena dove di sera Lei è seduta col papà e i nonni quando, d’un tratto, cala il silenzio e Suo padre Le dice che non potrà più andare a scuola. Lei ci rimane molto male, si chiede cosa possa aver fatto… Il fatto che mi ha colpito di più, tuttavia, non è tutto ciò che ho scritto finora, bensì l’indifferenza delle sue compagne nei suoi confronti, perché a volte ferisce più di una sberla o di uno spintone. Il vedere un proprio amico o amica non prendere le tue difese ti rende consapevole che forse non ci teneva così tanto alla tua amicizia o ha paura di prendere posizione. A me è capitato di aver paura di non prendere una posizione (in fondo sono un ragazzino…), ma forse bisogna trovare il coraggio di prenderla e aiutare le persone a cui vogliamo bene. Se fossi stato al Suo posto e mi fosse stato vietato di frequentare la scuola sarei rimasto malissimo, avrei pensato di aver fatto qualcosa di sbagliato e mi sarei dato delle colpe. Invece l’unica ad aver colpa era una persona malvagia che ha preso decisioni ingiuste e orribili nei confronti del prossimo; tutti siamo uguali e ognuno ha il diritto di scegliere come vivere la propria vita.

Ripensando alla Sua fuga in Svizzera insieme ai suoi familiari mi sono immedesimato e immagino solo un po’ della paura che avete provato dovendo passare da tutte le guardie tedesche, non deve essere stato semplice e soprattutto deve essere stato rischioso. Sembrava che foste riusciti nella fuga, ma al confine con la Svizzera siete stati respinti: penso alla vostra delusione e alla consapevolezza che da quel punto in poi sarebbe stato sempre peggio.

Mi ha fatto molto riflettere anche l’episodio in cui Lei viene separata dal padre e rimane sola; non solo ha perso la mamma, ma anche il papà Le viene portato via allontanandolo da Lei, chissà che disperazione e grande tristezza deve aver provato! Personalmente all’inizio mi sarei arrabbiato, ma poi la tristezza, lo sconforto e la mancanza dei genitori mi avrebbero ucciso moralmente.

Vorrei concludere dicendo che Lei e il Suo libro siete un esempio per i ragazzi di oggi e un incoraggiamento alle altre persone che hanno vissuto la stessa cosa e sono sopravvissute.

Cordiali saluti,

Matteo F.

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