#schoolblog cronache vita scolastica

Si scrive SOCIAL, si legge comunicare per incontrarsi*

Martedì 9 maggio io e la mia classe abbiamo assistito ad un interessante e coinvolgente incontro tenuto dall’Ing. Simone Terreni, una persona eccezionale, simpatica e molto colta. Questo appuntamento si basava su come sono nati i vari sistemi di comunicazione, da Filippide a Instagram; in particolare quelli più usati dai giovani ovvero Facebook, Snapchat e WhatsApp. Terreni ha detto che le persone che li hanno inventati erano dei comuni uomini, con dei lavori normalissimi e che ora, grazie a queste invenzioni, sono diventati milionari. Dopodiché ci ha illustrato le regole generali per un corretto uso dei telefonini, ad esempio: non usarlo a scuola (neanche i proff.!), utilizzarlo con moderazione senza abusarne, chiedere il permesso ai genitori per installare i social, non usarlo a tavola ma conversare con la famiglia, spegnerlo di notte, non prendere in giro o parlare male dai compagni su WhatsApp o Facebook, comunicare sempre la password ai genitori, non per dar loro modo di controllarci, ma per sicurezza e fiducia. Ci ha mostrato, inoltre, i telefonini che si usavano anni fa, agli inizi della telefonia mobile: senza touch screen, di grandi dimensioni e pesanti. Al termine l’ingegnere ci ha regalato un bellissimo libro intitolato “Dai segnali di fumo ai social” che sicuramente leggerò. Da questa giornata ho capito che lo smartphone andrebbe considerato solo per quello che è, cioè uno strumento di comunicazione, un telefono. Va usato solo quando serve, senza ansia e tanto meno dipendenza.

  Giovenzana Nicolò

 

Ebbene, questa volta non è stato il classico incontro sui social che tutti ci saremmo aspettati, ma un appuntamento con la loro storia. Sinceramente all’inizio, quando mi hanno spiegato che si trattava di questo, non mi sarei mai e poi mai aspettata una cosa così interessante, ma soprattutto nuova, diversa dal solito.

Abbiamo avuto un docente d’eccezione, il Signor Terreni, un ingegnere informatico appassionato del suo lavoro, che ci ha coinvolti pienamente nel discorso ed ha unito quel poco che noi sapevamo a ciò che lui era venuto a presentarci.

Ci ha fatto anche un regalo: “Dai segnali di fumo ai social” il suo ultimo libro che parlava proprio di questo; è un libro sottile, ma pieno zeppo di informazioni e date, un semplice libro che, nonostante il lungo viaggio che ha fatto dalla Toscana fino a qui, profumava ancora di carta appena stampata, come abbiamo osservato subito io e le mie compagne!

Penso che per scrivere questo libro si sia documentato molto e che abbia unito tutte queste informazioni come voleva, come pensava andassero in ordine. Infatti io non sapevo e non ho mai immaginato che, l’inizio di quella che è una nostra attuale comunicazione tecnologicamente virtuale, sia nata da una leggenda secondo la quale Filippide, dopo aver corso un’interminabile maratona, quando stava per stramazzare al suolo urlò che aveva vinto. Questo semplice inizio, secondo me, l’autore l’ha interpretato come il riflettere sull’importanza delle parole e del bisogno di esprimersi e relazionarsi con gli altri. Siamo arrivati poi, facendo come un viaggio nel tempo, fino ad oggi, o meglio, fino a qualche anno fa, quando un giorno sono stati inventati i Social. Primo ce n’era solo uno, adesso ce ne sono più di venti, tra i più e i meno usati.

Mi sono resa conto di tre cose:

  • dell’importanza di comunicazione con gli altri e del sentirsi coinvolti in una conversazione;
  • di come i social, come la tecnologia vano usati correttamente e sono molto importanti in quanto ci permettono di confrontarci con gli altri anche se magari, in quel momento, siamo dall’altra parte del mondo;
  • che la tecnologia è qualcosa di fondamentale e molto importante; sono sicura che, con il passare del tempo, la stessa continuerà ad arricchire le pagine del libro di Terreni, il libro della storia dei social!

                                                                                                       Martina Bonfanti

 

Secondo me l’incontro tenutosi con il Signor Terreni è stato molto istruttivo; in questi tempi, infatti, la maggior parte della popolazione tende a crearsi un profilo sul web dove poter parlare e condividere i propri interessi.

Ho trovato l’incontro anche molto coinvolgente, la storia che ho preferito di più è quella di Kevin, l’inventore di Instagram, il social più utilizzato dai ragazzi d’oggi. Inizialmente lo creò per migliorare le foto, utilizzando i filtri e non come un social! Non ebbe subito un notevole successo, ma con il tempo molte persone iniziarono ad apprezzarlo.

Anche la storia della nascita di WhatsApp, a parere mio, è stata molto interessante, ad inventarlo fu Jan Koum, che nel 2009 presentò questa nuova app. Inizialmente aveva la funzione di comunicare lo status del proprio cellulare a tutti i contatti; per il nome non ebbe dubbi, infatti lo chiamò subito WhatsApp, un gioco di parole che vuole significare “Come va?”. La cosa che mi piace di più di questo social è che per entrare non bisogna lasciare nessun dato personale.

L’ingegner Terreni, inoltre, molto gentilmente, ci ha regalato un bel libro con riportate tutte le storie riguardanti gli ideatori dei social. Ne ho lette un po’ e anche quelle non spiegate dallo scrittore durante l’incontro mi hanno coinvolta.

Mi sarebbe piaciuto fare un altro incontro con lui, perché sa spiegare molto bene, senza rendere alcuni argomenti noiosi. L’unica ‘pecca’ dell’incontro, è stata quando ci ha ricordato alcune regole circa l’uso del cellulare. Non mi sembra giusto che per scrivere dei messaggi o guardare dei video dobbiamo avere un adulto che ci controlli! Certo, dobbiamo prestare molta attenzione a quello che facciamo e magari, una volta al mese o una volta alla settimana, fare controllare ai nostri genitori il cellulare, ma anche loro devono rispettare la nostra privacy.

                           Giulia Pozzi

 

Poco tempo fa abbiamo avuto l’occasione di incontrare Terreni, un ingegnere specializzato nei social. L’appuntamento è durato circa un’ora. Le due cose che ho trovato “interessanti” sono state quando ci ha fatto vedere i suoi telefoni di qualche anno fa, quindi non l’Iphone o il Samsung, ma telefoni che un tempo erano di gran moda e che oggi sono giudicati ridicoli, come ad esempio il Nokia e, argomento interessantissimo, la storia di Malala Yousafzai. Quest’ultima, a dire la verità, è stata la parte che ha catturato di più la mia attenzione.                                                                        Comunque è stato bello incontrare il Signor Terreni.

                                                                                                                        Giorgia Villa

 

Il 9 maggio c’è stato l’incontro sui social con l’ingegner Terreni.

Anche se non è stato il mio incontro preferito, ho trovato interessante scoprire aspetti particolari sui social in generale e circa i suoi creatori. Ho capito che quasi tutti gli inventori di social famosi non erano che dei giovani ragazzi con grandi idee. L’ingegner Terreni ci ha voluto mostrare le parti positive dei social: si può parlare con qualunque persona del mondo; ormai alcuni social sono diventati il lavoro di molte persone; permettono di scoprire cose nuove ogni giorno e in pochi secondi.

Lo scopo di questo incontro era quindi mostrarci le cose positive dei social, anche se abbiamo fatto due incontri legati ai lati negativi. La mia opinione, grazie alle informazioni acquisite in tre incontri è questa:

I social sono una cosa molto bella e piena di possibilità,

ma il loro abuso può portarci in grossi guai“.

Mi ha fatto molto piacere anche il fatto che l’ ingegner Terreni ci abbia regalato il suo libro “Dai segnali di fumo ai social” che ho già letto e mi è piaciuto moltissimo.

                                                                                                                     Gloria Fornoni

 

Uno dei motivi principali per cui l’incontro con il Signor Terreni  mi è piaciuto è il fatto che ha voluto parlare dell’evoluzione della tecnologia e non solo di quella che conosciamo oggi.

Terreni è stato molto convincente in ciò che spiegava ma, soprattutto, è riuscito a far passare diversi messaggi con esempi semplici e concreti. Prima dell’incontro la nostra professoressa ci aveva già spiegato cosa saremmo andati a fare, perciò mi sentivo abbastanza preparata e devo ammettere che l’idea che mi ero fatta sul signor Simone Terreni era esatta. Non c’era ombra di dubbio: sapevo che quello che avrei sentito mi avrebbe interessata.

Durante l’incontro sono riuscita a seguire ogni minimo dettaglio anche grazie alla passione con cui Simone Terreni spiegava e al suo sorriso che rendeva più convincente ogni cosa che diceva.

La parte che mi è piaciuta di più e che mi ha interessato maggiormente è stata quella in cui ha spiegato chi ha inventato i principali social, ma soprattutto come sono nate le idee di quelle app che hanno, in un certo senso, cambiatoil modo di relazionarsi tra le persone in quasi tutto il mondo.

Al riguardo si è soffermato su Jan Koum che si è trovato a inventare WhatsApp per il semplice fatto che voleva far sapere a tutta la sua rubrica se era occupato e se non voleva essere disturbato, per poi passare all’inventore di Snapchat che, andando ad un colloquio di lavoro si accorse che molti, prima di entrare al colloquio, cancellavano alcune foto dal proprio profilo; a quel punto si fece venire l’idea di creare un’app che cancellasse le foto automaticamente dopo ventiquattro ore.

Terreni ci ha tenuto a farci capire che “Il primo dovere dell’uomo è parlare ed è questa la sua principale ragione di vita” e lo ha fatto utilizzando un esempio vicino ai giorni nostri ossia quello di Malala Yousafzai,  una ragazzina pakistana che è riuscita a farsi conoscere in tutto il mondo, arrivando a vincere il premio Nobel per la pace perché ha iniziato a scrivere un blog dove poteva parlare di sé ed esprimersi senza nascondere la sua sofferenza nel vivere in un luogo di guerra.

Durante l’incontro Terreni ha voluto mostrarci i suo vecchi telefoni cellulari spiegandoci che oltre alla loro grandezza, che li faceva diventare super ingombranti, contenevano delle pile pesantissime che obbligavano il proprietario del cellulare a portarsi sempre con sé una borsa che potesse contenere il telefono.

L’incontro mi è piaciuto anche se non è stato uno dei miei preferiti e ho trovato molto carino il pensiero di regalare a ogni alunno il suo libro: “Dai segnali di fumo ai social”. Lo leggerò sicuramente anche perché mi piacerebbe chiarire alcune curiosità sulla scienziata dagli occhi verdi.

Vittoria Brivio


*La raccolta di questi pensieri dei ragazzi della II C è stata curata dalla prof.ssa Mariangela Magni, insegnante di lettere

 

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.